L’emergenza Coronavirus è l’esemplificazione tempestiva e concreta di quel fenomeno letterario che Nassim Taleb aveva definito il Cigno Nero. Non esistono regole per affrontare un Cigno Nero ma solo qualità umane: intuizione, buon senso e disciplina. Riscriviamo i nostri modelli di comportamento mano a mano che viviamo la storia. E’ come un evento sportivo che celebra se stesso mentre si verifica. Ho provato a riassumere i miei sentimenti e qualche consiglio nella speranza che a qualcuno possa essere di aiuto. O anche soltanto per far sapere ad ogni dentista, come sempre da quando abbiamo aperto questo blog, non è da solo.
Nel giorno in cui scrivo e pubblico questo articolo mi sento fisicamente bene e so di poter affrontare il tema del Coronavirus con la stessa indipendenza e la stessa obiettività con la quale ho sempre cercato di affrontare tutti gli altri.
Lo scopo di questo articolo non è certo quello di dispensare informazioni originali, giacché sul tema tutti hanno già scritto quasi tutto.
Metto semplicemente al servizio del prossimo le mie competenze dopo aver vissuto il travaglio interiore di ogni medico e ogni manager che si trovi ad affrontare situazioni nuove, imprevedibili e quasi sconosciute.
Questo è il classico caso in cui siamo chiamati a prendere decisioni importanti (per noi e per altri) in condizioni di incertezza: non esiste un manuale per i Cigni Neri e questo è tanto vero che nemmeno nel libro di Taleb troverete mai neanche una sola riga che vi aiuti a decidere cosa fare quando ne incontrate uno.
Quello che possiamo fare è metterci al servizio degli altri con tutto il buon senso di cui disponiamo, con tutto l’impegno e la buona fede di cui siamo capaci e con tutto il rispetto per le disposizioni normative che mano a mano vengono emanate.
Non esistono due figure più contrapposte tra loro come quelle che noi incarniamo ogni giorno nella conduzione del nostro studio.
Da una parte il Medico che è teso alla tutela degli interessi del paziente anche quando sacrifica il proprio interesse economico o professionale.
Dall’altra il Manager che deve mantenere le condizioni di profittabilità e di efficienza affinché l’impresa sanitaria sia economicamente o finanziariamente sostenibile.
Il gioco del Dentista Manager, alla fine, è un gioco nel quale inesorabilmente tutti perdono o tutti vincono: nessuno può vincere a spese dell’altro e nessuno può decidere di perdere la partita senza portare con sè anche l’altro.
Suggeriamo di seguito alcune aree di intervento che, al momento attuale, possono essere utili a gestire il rischio che (a 360°) il Coronavirus sta portando nella nostra professione.
La prima operazione da compiere è quella relativa alla formazione di tutto il personale che opera all’interno dello studio.
Dobbiamo assicurarci che la qualità delle informazioni in possesso del gruppo di lavoro sia alta ed omogenea. Consapevolezza del rischio e uniformità di comportamenti sono le due basi sulle quali è ancora possibile costruire qualcosa.
Dedicate qualche ora alla formazione, alla lettura delle ordinanze, della letteratura disponibile e delle raccomandazioni delle autorità sanitarie italiane e internazionali sul Coronavirus.
Tutti oramai sanno che non si va da nessuna parte né minimizzando il rischio né creando più allarme di quello che è necessario. Ma di sicuro se ci sono falle formative o informative all’interno dello studio non si creano le condizioni di sicurezza né per gli interessi del Medico né per quelli del Manager.
Una squadra forte si costruisce sempre sulla trasparenza, la partecipazione e la condivisione delle scelte.
Per questo motivo la decisione stessa di tenere aperto lo studio o chiuderlo (almeno in provincia di Lodi, da dove vi scrivo) deve essere una decisione partecipata anche dai nostri dipendenti e dai collaboratori (indipendentemente da quello che dice la Legge).
Oggi proporrò questa discussione e chiederò a chi non se la sente di mettersi da parte: ci sono strumenti contrattuali per far fronte anche a queste eventuali defezioni (almeno per qualche tempo) senza ridurre i posti di lavoro.
Solo dopo affronteremo la discussione di nuovi protocolli di sicurezza e sul corretto impiego dei dispositivi di protezione individuale per il Coronavirus.
Noi abbiamo il dovere di assumerci delle responsabilità ma non dobbiamo esercitare coercizioni autoritarie nei confronti dei nostri dipendenti, che, per inciso, si fidano di noi.
Allo stesso modo, anche i nostri pazienti si fidano di noi ed è per questo che ci hanno scelto. Proclamare che gli studi dentistici siano sicuri dal Coronavirus non è solo falso ma è anche stupido.
Il secondo intervento che dobbiamo compiere è la formazione dei pazienti. I pazienti riconoscono in noi una autorità in ambito sanitario e se sono disponibili ad effettuare terapie odontoiatriche in un momento come questo è perchè confidano nel nostro senso di responsabilità.
Vale per loro quello che vale per i nostri dipendenti e collaboratori: serve una informazione di qualità e oggettiva, nel senso che non sia al servizio di chi vende prestazioni come se fossero oggetti.
Sfortunatamente l’autorità pubblica sembra non essersi ricordata della esistenza degli studi dentistici, sia sotto il profilo puramente comunicativo sia nel senso di elaborare protocolli o raccomandazioni specifiche sul Coronavirus per la nostra categoria, che presenta caratteristiche epidemiologiche del tutto particolari e diverse da ogni altro settore (anche medico).
Fortunatamente però noi abbiamo imparato da anni a comunicare con i nostri pazienti e disponiamo anche di strumenti molto sofisticati e sensibili di contatto diretto. Pensiamo ai nostri gestionali ed a tutte le connessioni che possiamo attivare attraverso i social network o gli strumenti di messaggistica scritta o vocale.
Possiamo e dobbiamo metterci in contatto con i nostri pazienti, UNO PER UNO, e fornire loro informazioni e raccomandazioni facilmente comprensibili che consentano a loro di prendere decisioni informate e consapevoli.
Attiviamo continuamente campagne di branding personale: nessuna sarà migliore di questa.
Informiamoli di tutti i provvedimenti e la cautele che abbiamo adottato, informiamoli dei rischi che corrono e informiamoli del rischio che anche noi siamo disposti a correre nel loro interesse.
Per alcuni di loro invece siamo autorizzati a prendere decisioni unilaterali magari attivando protocolli di selezione di pazienti e cure orientati alla maggior sicurezza possibile.
Tutti noi sappiamo che qualsiasi atto medico deve essere giustificato da un rapporto rischio/beneficio che sia favorevole al paziente. In questo senso bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che la situazione attuale, comportando un rischio supplementare nuovo e potenzialmente grave, altera il bilancio tradizionale di una otturazione, una estrazione o di qualsiasi altra prestazione eroghiamo nel nostro studio.
Se da una parte è difficile fare una corretta stima del rischio per ogni singolo paziente, dall’altra è pur vero che lavorando sugli estremi della curva è abbastanza semplice identificare le situazioni nelle quali il rischio diventa certamente accettabile o non accettabile.
Faccio un esempio pratico: una semplice ablazione del tartaro in un paziente ottantenne con altre patologie sistemiche, nella attuale situazione di emergenza coronavirus, presenta davvero un rapporto rischio/beneficio equilibrato per il paziente? E’ possibile che lui ne sia consapevole e che decida di eseguirla lo stesso? E’ lecito che sia il medico a decidere per lui?
Io non ho né l’autorità né i titoli per rispondere a queste domande in modo assoluto, ma non siamo in un frangente ordinario e forse non abbiamo il tempo sufficiente perchè i pazienti acquisiscano una nuova cultura riguardo questo tipo di epidemie.
Nel caso specifico sento e ritengo che questa prestazione possa essere tranquillamente rinviata nell’interesse del paziente e anche nell’interesse dell’operatore che esegue la prestazione (e quindi debba essere rinviata).
Il caso opposto potrebbe essere rappresentato dal paziente trentenne e atletico che presenti una urgenza per dolore e/o infezione, oppure fratture da trauma.
Anche in questo caso non mi sento di astrarre regole universali ma ritengo che il beneficio associato alla prestazione sia maggiore del rischio (non tanto quello di diffusione del Coronavirus, quanto piuttosto quello di ammalarsi e morire a seguito della infezione).
Un protocollo interessante da inserire nello studio potrebbe, per esempio, essere il seguente:
L’elenco potrebbe essere più lungo e variamente articolato.
In assenza di Linee Guida ufficiali è dovere di ciascuno di noi elaborarle in proprio, anche a costo di commettere errori grossolani in buona fede.
Se è vero che le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni, è anche vero che quelle del paradiso lo sono di cattive.
Anche in questi casi tocca di fare tutto in casa visto che l’epidemia non ha dato il tempo di elaborare Linee Guida ufficiali.
Un lavoro interessante è stato fatto da alcuni colleghi che hanno riassunto le indicazioni di un dentista cinese dell’area di Whuan. Trovate il documento dal titolo COVID-2019 CONSIGLI PER GLI STUDI DENTISTICI cliccando sul link.
Un altro protocollo interessante è stato pubblicato poco fa dagli Ordini della Lombardia relativamente al Triage Coronavirus dentisti di cui si parlava già nel documento precedente. Potete scaricarlo dal link precedente.
Alla fine, come vedete, può darsi che il buon senso ci porti là dove la scienza non sa ancora accompagnarci.
Altri protocolli operativi sono quelli raccomandati dal Ministero della salute, oppure quelli contenuti nelle Ordinanze del Governo contenute nei vari DPCM, dei quali l’ultimo è quello dell’8 Marzo.
Adottiamo dunque protocolli specifici per:
Molto altro ancora si potrà certamente fare e diventerà ovvio già nei prossimi giorni.
Nel silenzio delle autorità e delle associazioni di categoria, mi sono continuamente posto il problema se fosse più etico continuare l’attività, modularla con delle restrizioni o chiuderla spontaneamente del tutto per un certo periodo.
La questione pone dei dilemmi che non sono facili da risolvere dato che coinvolgono la sfera emotiva, i valori personali, i valori della società, gli interessi economici, i doveri sociali di impresa, i diritti del paziente di ricevere assistenza.
Paradossalmente mi viene in soccorso l’amico Pietro Mastinu, che con un post sul nostro gruppo Facebook, proprio oggi ha scritto:
Il confronto è utile ma alla fine si è soli di fronte al proprio bagaglio umano e professionale e alla propria coscienza.
Dobbiamo dirvi che in questi giorni ci sentiamo molto vicini a Voi.
Comprendiamo molto bene – per esperienze passate e presenti e per sensibilità – quale reale e pesante dissidio occupi la mente e il cuore di molti di Voi.
La questione non è per nulla semplice, perché si deve compendiare le vostre responsabilità di medici con quelle di capofamiglia, datore di lavoro, debitore e creditore o organizzatore di una struttura sanitaria. Questioni mediche, etiche ed economiche sono tutte li sul tavolo, il vostro tavolo e costituiscono un fascio inestricabile, che solo le anime semplici o i soliti feisbucchiani leoni credono di poter sbrogliare con facilità.
Quasi non bastasse, esiste un diaframma di un certo spessore tra le intenzioni – fossero anche le migliori – e la percezione delle nostre azioni da parte del pubblico.
Qualsiasi decisione – chiudere lo studio, tenerlo aperto a scartamento ridotto, continuare come se nulla fosse – presenta il rischio di essere fraintesa non solo dai pazienti ma anche dai propri collaboratori e dipendenti.
Certo, il confronto è utile, se non altro a sentirsi meno soli.
Ma alla fine, siamo soli con le nostre responsabilità e le nostre decisioni.
Non è davvero il caso di contare più di tanto sulle varie sovrastrutture da cui vi aspettate soluzioni. Certo, ogni tanto capita che si manifesti qualcuno che possiede coraggio e forza per prendere una decisione secondo coscienza e che vi indichi una strada da seguire. Ma si tratta di eccezioni.
E se vogliamo guardarci nelle palle degli occhi e dirci la verità, non possiamo troppo stupircene.
Un po’ per il ruolo e un po’ per la paura di prendere decisioni e rendersi impopolari nei confronti di chi gli ha concesso il voto – una minoranza, come sappiamo tutti e non necessariamente la migliore – costoro esitano. E quando non lo fanno, preferiscono politicheggiare.
E neanche c’è una migliore possibilità che sia il Governo o il Parlamento a sbrogliare più di tanto la matassa. Come dicevamo ieri, soluzioni forti e radicali sarebbero anche possibili ma richiederebbero investimenti molto importanti: solo per sostenere economicamente le persone e le imprese, obbligandole a stare a casa o a fermare la produzione con un minimo sussidio per qualche mese, non basterebbero 100 miliardi di euro, malcontati.
E chissà quanti altri per far ripartire il sistema, una volta che lo hai fermato per mesi.
E così per i consumi e gli investimenti. Non siamo in grado di calcolare quanto costerà poi il Servizio Sanitario perché non abbiamo la più pallida idea di quanti malati gravi ci saranno nei prossimi giorni, figuriamoci mesi. Magari sbagliamo, ma non crediamo che con il nostro livello di debito pubblico e i vincoli dell’Eurozona ci sarà permesso di stampare moneta a debito – altro modo non esiste – per somme così ingenti.
Indi, siamo soli di fronte alla nostra coscienza e alle nostre responsabilità.
E forse si tratta di una buona cosa.
E. Fromm ha basato non solo il suo “Fuga dalla Libertà” ma praticamente l’intera sua produzione letteraria alla paura della libertà che i più hanno sempre avuto, preferendo rifugiarsi nel conformismo e nella regola del gregge.
Ma Voi siete professionisti e siete anche medici.
Voi sapete benissimo, senza che debba dirvelo la Mamma, quello che teoricamente sarebbe giusto fare e conoscete anche cosa si potrebbe fare per ridurre i rischi al massimo grado possibile.
Se accadrà qualcosa che potrà darvi una mano, sarà benvenuta e ne usufruirete.
Nel frattempo, siamo certi che i più tra Voi sapranno prendere la decisione giusta, semplicemente interrogando la Vostra cultura e bagaglio professionale e la Vostra coscienza.
Credeteci, non c’è miglior giudice o miglior consigliere di quelle.
Nel frattempo, cercheremo di presentare alla vostra attenzione qualche utile suggerimento e strumento che possa aiutarvi a resistere a questo – si spera breve – periodo di apnea.
Un forte abbraccio a tutti Voi.
Risolvete il vostro dilemma, ma siate attivi: non state con le mani in mano. Anche questa, dopo tutto, è una opportunità di miglioramento.
Sono anni che parliamo di questioni economiche e gestionali. Sono anni che parliamo di gestione del rischio e di prevenzione del rischio.
Chi da tempo ha optato per la costituzione di una Srl Odontoiatrica adesso capitalizzerà appieno l’investimento fatto in termini di protezione personale: il Cigno Nero ha effetti che non sono prevedibili e appare in momenti imprecisati.
Farsi trovare pronti quando le cose stanno andando bene è una buona regola generale che molti non hanno voluto ascoltare.
Per esempio, si trova in una situazione di vantaggio rispetto agli altri:
Purtroppo il Cigno Nero fa giustizia di tutto il sistema, ma parte molto spesso con le imperfezioni o con gli anelli deboli della catena.
Detto questo, del senno di poi, come si dice, sono piene le fosse e, per ciascuno di noi, recriminare è solo tempo perso.
Quindi alcuni consigli possono essere utili:
Anche ora ci sono delle opportunità. NON STATE FERMI A PIANGERE, AGITE!
I giganti sulle cui spalle ci siamo adagiati per scrutare il futuro purtroppo non ci sono più: nessuno può indicarci la strada da seguire in un territorio mai esplorato prima.
Vale per voi e vale per me. Quello che posso trasmettervi è solo un piccolo contributo rispetto a quanto servirebbe. Comportiamoci da buoni padri di famiglia, stringiamoci intorno ai legami che abbiamo saputo creare e soprattutto non copriamoci di vittimismo inutile.
Questo è il tempo di agire in modo virile, poi verrà anche il tempo di riposare.
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