Quando si parla di pianificazione fiscale si parla di una materia seria e rigorosa, molto diversa da quella che allegri imbonitori sul web vorrebbero far passare. Ma per pianificare correttamente, gli strumenti e le conoscenze andrebbero possedute con largo anticipo (almeno un anno prima). Un caso tipico è rappresentato dalle spese di rappresentanza, dalle erogazioni liberali e dalle sponsorizzazioni, che spesso vengono confuse con le spese di marketing, di pubblicità o addirittura con i benefits e i rimborsi spesa. Il trattamento fiscale di queste poste è così diverso tra loro che vale la pena di conoscerlo, sia per il dentista che per la Srl odontoiatrica.
Spesso confondiamo tra loro spese diverse che si assomigliano molto ma vengono trattate dal legislatore in modo differente sul piano fiscale: spese di rappresentanza, omaggi e regalie, spese di pubblicità e marketing, sponsorizzazioni, benefits, gli incentivi e i premi produzione, rimborsi spese, ecc.
Il dentista comune, non avendo una preparazione specifica su questi temi, normalmente prima sostiene dei costi a sentimento e solo dopo (magari quando il commercialista lo obbliga a farlo) cerca di attribuire a ciascuno costo la corretta destinazione.
Se invece queste operazioni fossero pianificate in anticipo, conoscendo il valore fiscale di ciascuna posta, si potrebbero programmare piccoli e grandi investimenti anche in funzione del beneficio fiscale che generano e non solo dell’effetto ricercato in termini di sviluppo.
In altri casi è proprio la conoscenza del vantaggio fiscale di un determinato investimento ad indurci a compierlo, laddove in precedenza non ci era sembrato conveniente. E’ stato il caso recente del superammortamento o dell’iperammortamento, così come è il caso del Welfare aziendale o di molte altre opportunità descritte in questo blog.
Trattando questo tema a beneficio dei colleghi dentisti non sfuggirà, anche questa volta, come i vantaggi per la Srl Odontoiatrica siano superiori a quelli per il dentista tradizionale anche nel caso delle spese di rappresentanza.
Una chiara definizione di cosa siano le spese di rappresentanza, che ci aiuti a distinguerle da tutto il resto, ci viene fornita dalla Corte di Cassazione, la quale afferma che:
sono spese di rappresentanza quelle affrontate per iniziative volte ad accrescere il prestigio e l’immagine dell’impresa ed a potenziarne le possibilità di sviluppo, mentre vanno qualificate come spese pubblicitarie o di propaganda quelle erogate per la realizzazione di iniziative tendenti, prevalentemente anche se non esclusivamente, alla pubblicizzazione di prodotti, marchi e servizi, o comunque alla attività svolta.
Poichè questa definizione viene ripresa molto spesso nel corso di tutte le sentenze e le circolari successive sarà bene tenerla a mente per non commettere errori nella corretta rappresentazione di queste voci di spesa nella nostra gestione.
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Sono almeno 4 gli articoli del Tuir di nostro interesse: si tratta dei 54, 100, 108 e 109 .
E’ importante operare una prima distinzione tra erogazioni liberali, spese di rappresentanza e sponsorizzazioni:
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Una netta demarcazione tra ciò che è spesa di rappresentanza e ciò che è altro purtroppo non è affatto semplice, soprattutto per noi contribuenti che non siamo addetti ai lavori. La normativa, come al solito, deve essere integrata da sentenze, circolari esplicative, interpretazioni autentiche, pareri. Solo una media ponderata tra tutte le fonti è in gradi di restituirci ipotesi credibili.
Possiamo solo dire che il buon senso, la ragionevolezza e molti elementi di contesto ci devono guidare nelle strategie di utilizzo di queste spese ai fini fiscali.
Ciò premesso alcune esemplificazioni, per categoria, si possono fare e sono comunemente riportate dalle varie fonti.
Costituiscono spese di rappresentanza i costi sostenuti per:
Come vengono trattati questi costi ai fini fiscali, quali vantaggi possono produrre in termini di riduzione delle imposte?
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In linea generale le spese di rappresentanza hanno un limite di deducibilità differente a seconda che si tratti di un dentista persona fisica oppure una Srl Odontoiatrica.
In linea generale, affinché una spesa di rappresentanza possa essere considerata deducibile devono essere rispettati i criteri di inerenza e di congruità richiamati dal D.M. 19 novembre 2008, che recita così:
Si considerano inerenti, sempreché effettivamente sostenute e documentate, le spese per erogazioni a titolo gratuito di beni e servizi, effettuate con finalità promozionali o di pubbliche relazioni e il cui sostenimento risponda a criteri di ragionevolezza in funzione dell’obiettivo di generare anche potenzialmente benefici economici per l’impresa ovvero sia coerente con pratiche commerciali di settore.
Nello specifico, quanto alla congruità, il legislatore ha stabilito che vi sia una proporzionalità tra volumi di fatturato o di ricavi e massimale deducibile. Non solo. Come detto, infatti, è stata fatta anche una differenziazione tra professionista (dentista) e impresa (Srl Odontoiatrica):
Un’altra differenza importante tra dentista e Srl odontoiatrica è rappresentata dalle spese di rappresentanza in forma di erogazione gratuita di beni il cui valore sia inferiore ai 50€ unitari. Vediamo di cosa si tratta.
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Nell’ambito delle spese di rappresentanza un rilievo particolare lo merita la cosiddetta cessione gratuita di beni o servizi NON propri. I beni o servizi propri si distinguono da quelli NON propri per il fatto che i primi rientrano nell’attività specifica dell’impresa, mentre i secondi no.
Facciamo un esempio pratico nel nostro settore: un dentista (o srl odontoiatrica) che ceda gratuitamente una protesi ad un paziente effettua una cessione gratuita di un bene/servizio proprio perchè costituisce oggetto della propria attività. Quando lo stesso soggetto, invece, regalasse un abbonamento a teatro al proprio paziente effettuerebbe una cessione gratuita di un bene/servizio NON proprio, poiché acquisterebbe all’esterno il bene ceduto.
Ebbene, citando un commento chiarificatore di De Stefani su Il Sole 24 ore, possiamo riassumere la questione in questo modo:
Ai fini Ires e Irpef, le spese relative a beni distribuiti gratuitamente a clienti, fornitori, banche o altri soggetti inerenti all’attività dell’impresa (non ai dipendenti, per i quali si applica l’articolo 51, comma 3, Tuir) sono considerate sempre «spese di rappresentanza» (indipendentemente dal loro valore unitario), ma se di valore unitario non superiore a 50 € sono deducibili, mentre se sono di importo superiore (ovvero per tutti i servizi dati in omaggio, di qualunque costo) sono deducibili solo se, assieme alle altre spese di rappresentanza, superano il test di congruità che prevede un limite di deduzione percentuale, parametrato ai ricavi tipici dell’impresa, ai sensi dell’articolo 108, comma 2, Tuir e del Dm 19 novembre 2008. In particolare, in questi casi, la deduzione è possibile nel limite annuo pari all’1,5 % dei ricavi e proventi della gestione caratteristica delle imprese (voce A.1 e A.5 del Conto economico), fino a 10 milioni di euro di ricavi, allo 0,6 per cento per la parte eccedente 10 milioni e fino a 50 milioni di euro e allo 0,4 per cento per la parte eccedente 50 milioni di euro.
Ebbene, è interessante notare a questo punto che il beneficio appena descritto si riferisce al reddito di impresa e non al reddito professionale.
In altre parole, oltre al diverso massimale indicato in precedenza (1% per professionisti e 1,5% per le imprese), se facciamo riferimento alla cessione gratuita di beni NON propri del valore unitario inferiore ai 50 €, questi risultano sempre deducibili e senza limiti solo per le imprese, mentre non lo sono per il professionista
Ecco che una Srl odontoiatrica registra un duplice vantaggio fiscale rispetto al professionista in tema di spese di rappresentanza.
Le opportunità fiscali della cessione gratuita di beni NON propri sono davvero interessanti a patto che, seguendo deprecabili costumi italici, non si abusi delle stesse. Una disciplinata e rigorosa pianificazione fiscale non si deve confondere con le carnevalate poco credibili del contribuente fantasioso.
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