Una Riforma importantissima di cui nel nostro settore si parla poco, per non dire affatto L’integrazione salariale è orami una realtà per tutte le attività professionali […]
L’integrazione salariale è orami una realtà per tutte le attività professionali e anche per l’Odontoiatria.
Si è parlato poco della riforma degli ammortizzatori sociali varata con la Legge Bilancio 2022, eppure si è trattato di una riforma importante che ha colmato alcuni vuoti resi evidenti durante la crisi COVID.
Ricorderete che le attività professionali – e tra queste anche quelle che più ci riguardano – non erano ricomprese tra quelle aventi diritto alla Cassa Integrazione guadagni Ordinaria e a quella speciale.
E’ pur vero che col decreto interministeriale 3 febbraio 2016, n. 94343 pubblicato in Gazzetta Ufficiale 30 marzo 2016, n. 74, nato dall’adeguamento, a decorrere dal 1° gennaio 2016, del fondo di solidarietà residuale alle disposizioni del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, è stata creata una nuova forma di ammortizzatore sociale analogo alla Cassa Integrazione che è il FIS (Fondo di Integrazione Salariale), il quale non ha personalità giuridica, costituisce una gestione dell’INPS e gode di gestione finanziaria e patrimoniale autonoma.
Il Fondo comprende tutti i datori di lavoro, anche non organizzati in forma d’impresa, che occupano mediamente più di cinque dipendenti, che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria e che appartengono a settori nell’ambito dei quali non sono stati stipulati accordi per l’attivazione di un Fondo di solidarietà bilaterale o di un Fondo di solidarietà bilaterale alternativo.
Il principale limite di tale ammortizzatore risiede nel fatto che non è applicabile a tutti i datori di lavoro in ambito odontoiatrico, ma solo a quelli che hanno alle proprie dipendenze almeno cinque lavoratori. Il che significa concretamente escludere un grande numero di studi dal novero di quelli che possono rientrare in questa agevolazione.
Sfruttando la riserva di Legge, nel 2021 la Confprofessioni (la stessa Confederazione che ha svolto il ruolo di capofila nella contrattazione collettiva nazionale cui ha aderito anche ANDI) ha stilato un accordo Confederale con le tre più importanti sigle sindacali nazionali, facendo nascere un Fondo di integrazione bilaterale che è stato poi reso attivo per effetto del riconoscimento statale.
La novità era principalmente quella di includere tra i DdL agevolabili anche quelli con almeno tre dipendenti e si è trattato indubbiamente di un importante passo avanti per colmare il vuoto di copertura che esisteva precedentemente.
Con la Legge di Bilancio 2022 si è provveduto ad effettuare la citata riforma degli ammortizzatori sociali e sono emerse altre e importanti novità.
Una delle finalità che la norma si era prefissa era quella di colmare totalmente il vuoto di copertura per questa forma di ammortizzatori; in coerenza con questa ricercata finalità, la legge ha previsto:
Quasi non bastasse, la stessa riforma ha inteso estendere le nuove condizioni di erogabilità del contributo anche alle forme di integrazione bilaterale esistenti e ancora da far nascere, dettando una sorta di contenuto minimo che ogni ammortizzatore sociale erogato in Italia, per fonte statale o sindacale, deve rispettare.
Nel febbraio 2022, l’INPS emana una Circolare molto importante che stabilisce che:
Poiché ora il Fondo copre da regolamento solo le imprese con tre dipendenti, l’INPS preannuncia che il regolamento sarà presto adeguato alle nuove regole imposte dalla Riforma e quindi esteso a tutte le aziende con almeno un dipendente;
L’ambito di applicazione del Fondo Bilaterale è esattamente lo stesso di quello dettato dalla Riforma: non parliamo più e soltanto di un fondo di solidarietà che necessita di trattativa sindacale, onde evitare licenziamento per giustificato motivo oggettivo di uno o più dipendenti, ma di un contributo ordinario soggetto praticamente alle stesse regole della Cassa Integrazione vera e propria.
Quello che francamente sorprende è che non si parli con la dovuta enfasi di una Riforma e di novità come queste, che hanno un impatto importantissimo sul settore; è apparso chiaro a tutti i dentisti nel corso della Pandemia quanto queste siano questioni importanti. Quando qualcosa gira male per tutte le aziende, non appare affatto indifferente poter contare sugli ammortizzatori sociali o meno. Il fatto poi che la Pandemia sia in fase calante non significa che il tema non sia ancora attuale, non foss’altro perché si è aggiunta anche la crisi bellica con tutte le implicazioni economiche del caso che ben conoscete, dagli esiti ancora assai incerti.
Sono andato a curiosare sul sito dell’ANDI e ho trovato delle notizie in merito ma senza alcuna enfasi, quasi come se si trattasse di una notizia di medio rilievo: il che mi fa pensare che persino in ambito sindacale non si sia colta con la dovuta attenzione l’importanza di quello che sta accadendo. Anche sul sito della Confsal non ho praticamente trovato alcuna notizia in merito. Trovo che tutto questo sia a dir poco lunare.
Quello che tuttavia riteniamo più importante fare capire almeno ai membri del gruppo è che questa Riforma ha un peso importantissimo, perché di fatto ha esteso praticamente ad ogni titolare di studio dentistico con almeno un dipendente la possibilità di richiedere l’integrazione salariale e persino di farlo praticamente in tutti i casi in cui tale possibilità può rilevarsi più utile.
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