Dopo la distruzione delle cose rimangono solo le persone. Succede agli alluvionati ed ai terremotati, succede anche ai dentisti.
Dopo la distruzione delle cose rimangono solo le persone. Succede agli alluvionati ed ai terremotati, succede anche ai dentisti.
Ci sono buone notizie per noi dentisti. L’opera di demolizione globale della nostra professione è terminata. E’ stato distrutto tutto quello che c’era da distruggere.
E dopo la distruzione delle cose rimangono solo le persone. Succede agli alluvionati ed ai terremotati, succede anche ai dentisti. Sono le persone che restano a dare il via ad una faticosa e lenta opera di ricostruzione. Richiede pazienza e sacrificio ma molto spesso ciò che nasce dalle rovine è meglio di ciò che è andato perso.
I tre pilastri istituzionali della nostra categoria erano rappresentati dall’Ordine professionale, dalle Società scientifiche e dai Sindacati.
Il primo (Ordine professionale) è stato demolito per via legislativa con l’emanazione delle cosiddette norme liberistiche: una sorta di cannibalismo istituzionale nel quale la partita politica si gioca sopra le nostre teste e senza il nostro contributo. L’Ordine aveva un ruolo fondamentale di garanzia che si esplicava attraverso il duplice meccanismo di protezione e di sanzione. Ora che la protezione è andata a farsi benedire è rimasta solo la sanzione. Oggi appartenere ad un Ordine è un pericolo, non una sicurezza, e siccome per esercitare la professione non è più obbligatorio esservi iscritto (vd. società ed abusivi) per il dentista ortodosso ed ossequioso delle leggi sono previsti solo limiti e nessun vantaggio.
Le seconde (Società scientifiche) sono completamente snaturate dalla contaminazione delle aziende. Frequentare una società scientifica oggi significa essere bombardati continuamente dagli sponsor. Gli sponsor penetrano i programmi dei congressi, le riviste, i gruppi di studio e perfino le nomine dei consigli direttivi. I corsi precongressuali sono oramai esplicitamente sponsorizzati. Le location sono scelte in base alle dimensioni delle aree espositive. Perfino i relatori più famosi sottoscrivono dei veri e propri contratti, hanno dei manager o procuratori, una pianificazione delle agende da fare invidia ai tour mondiali delle pop star; qualcuno ha anche dei ghost writers; molti hanno certamente materiale clinico ed iconografico generato da altri visto che per mesi non riescono a vedere pazienti in carne ed ossa. Si pubblica più di quanto non sia fisicamente possibile leggere e quello che si legge o si ascolta ha oramai un valore specifico molto basso e sempre più lontano dalla pratica quotidiana.
I terzi (Sindacati) hanno assunto proporzioni gigantesche ed hanno perso il contatto con le reali necessità del professionista. Il doppio filo che li lega alla politica è così perverso e grottesco che mentre con una mano contribuiscono a stendere normative sempre più vessatorie insieme allo Stato, dall’altro presentano fieramente ai propri iscritti le soluzioni ai problemi che hanno contribuito a creare. Dalla prospettiva del sindacato è una strategia vincente di autoconservazione, dalla prospettiva del dentista è un gioco al massacro nel quale si paga anche un prezzo per essere iscritti. Del resto, far derivare la propria ragion d’essere dal bisogno che si crea artificialmente negli altri è alla base di alcuni dei più prosperi e fecondi business mondiali: droga, mafia, web, sette religiose. Non c’è altro da aggiungere. I recenti fatti sui convenzionamenti sono errori veniali in confronto al senso generale del sindacato odontoiatrico, fatto di poltrone, rimborsi, conoscenze, riconoscimenti e riconoscenza, … la solita roba.
Tornando all’inizio: cosa resta di tutta l’impalcatura istituzionale su cui si poggiava la nostra professione? Rimaniamo noi e da noi dobbiamo ripartire.
Dobbiamo ripartire come singoli che hanno il coraggio di dire e di denunciare, che hanno il coraggio di affermare principi nuovi, di fare pulizia anzitutto al proprio interno. I dentisti della penisola non sono tutti uguali, cominciamo da qui e cominciamo a dirlo noi per primi. Dopo che ogni forma di aggregazione corporativa è stata distrutta, creiamone di nuove, più funzionali ai nostri scopi reali, più moderne, più pratiche ed efficaci.
L’appello che faccio è quello di distinguersi per potersi riconoscere in nuove forme di aggregazione che rappresentino individui omogenei per formazione culturale, cifra etica, capacità pratiche e finalità. Il futuro della categoria è già arrivato: nel vuoto delle sovrastrutture governanti e normalizzanti la competizione e la sopravvivenza dei dentisti è legata alla capacità di fare gruppo, di creare immagine intorno a quello specifico gruppo e di attirare a sé i pazienti che si riconoscano nei principi di quel gruppo tra i tanti che popolano il mercato. Ci sarà il gruppo dei low cost, quello degli universitari/ricercatori, quello degli abusivi, quello delle società di capitali, quello dei consulenti senza uno studio proprio e poi ci sarà il gruppo dei dentisti tradizionali, che non saranno delle vette di scienza, ma sono solidamente ancorati a principi minimi e condivisi di qualità e di economicità.
Io appartengo a questi ultimi e con alcuni amici abbiamo deciso di darci il nome di Dentist4. Era necessario ed inevitabile che i dentisti prendessero spontaneamente coscienza della situazione in cui versano, riconoscendo l’opportunità di autoregolamentarsi per costituire un consorzio di qualità, all’interno del quale fissare meccanismi di riconoscimento o di esclusione secondo criteri aperti, oggettivi e condivisi, anche con i pazienti.
Il progetto sancisce questi principi nel proprio manifesto senza il timore, o il falso pudore, di discriminare all’interno della propria comunità un dentista dall’altro, di sanzionare comportamenti difformi dalle regole o deontologicamente discutibili, e di lasciarsi giudicare dai propri pazienti e dai colleghi.
Emancipazione e autodeterminazione, consapevolezza e responsabilità: questi sono i principi di base che devono guidare il dentista ed i suoi pazienti, in un contesto economico e politico nel quale non trovano più spazio gli antichi privilegi e l’esposizione al rischio è aumentata in modo inversamente proporzionale, sia per l’uno che per gli altri.
L’adesione al progetto Dentist4 è libera e volontaria. I benefici che ricadranno su chi aderisce al progetto non saranno altro che quelli derivanti dalla migliore qualificazione della propria immagine personale. Per questo io ci sono.
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4 Commenti
500 in effetti sono pochini… solo nella sie sono oltre 300, alcune centinaia nell’aie, nell’aiom siamo circa cento, se aggingi la sidp… anche se, in effetti, molti sono soci attivi di più di una società… comunque ben venga un portale che, oltre a noi di dentist4, faccia una selezione qualitativa, a vantaggio di chi lavora con passione e, non ultimo, a difesa dei pazienti…
Ciao Attilio, stiamo parlando di soci attivi? In Lombardia per esempio soci attivi della Sie sono circa 25 ed è certamente la regione più popolosa. Sei sicuro che siano 300 sul territorio nazionale? Lo stesso vale per le altre società scientifiche (intendo quelle serie, naturalmente). Lele
Caro Gabriele sono con te al 100%. Dentist4 oggi è l’ unica risposta chiara per riqualificare la nostra professione. Non sono completamente d’accordo sul discorso che fai riguardo le associazioni scientifiche….. In Italia alcune sono davvero eccellenti! Certo.. altre.. di scientifico non hanno nulla.
Ciao Alessio, grazie per il commento. In effetti hai ragione, mettere tutto insieme nello stesso calderone è sempre riduttivo e si rischia di far torto a qualcuno. Ci sono società particolarmente serie come per esempio la Sidp, di cui non faccio parte, ma che si distingue nel panorama italiano. Ce ne sono altre che selezionano in modo rigoroso i soci “capaci” dai soci semplicemente “paganti”. Ti informo che la nuova tendenza per il riconoscimento dei professionisti “bravi” rispetto agli “altri” (soprattutto sul web) sarà basata proprio sui criteri di ammissione alle società scientifiche serie, che però, ripeto, sono poche. Ti do qualche numero: i dentisti complessivamente in italia, secondo dati che girano in rete, dovrebbero essere circa 50 mila (per parlare di quelli laureati). I dentisti che si sono qualificati presso board seri di almeno una società scientifica italiana sono circa 500. Vuol dire che ad oggi, chi volesse fare una distinzione artificiosa e stucchevole tra “buoni” e “qualunque” lavorerebbe su un rapporto di 1:100. Direi un buon punto di partenza per scremare. Tra poco nascerà un nuovo portale, che si chiama Slow Dentist: si tratterà di una spinta iniziativa di Marketing (Web Marketing) rivolta esclusivamente ai dentisti certificati dalle società scientifiche serie. Sono molto felice che anche gli imprenditori abbiano finalmente capito che possono trarre profitti maggiori sostenendo dentisti “bravi” e “riconosciuti” piuttosto che le iniziative demagogiche e populiste del “tutto gratis a tutti, tanto le capacità del professionista sono secondarie”. Per la prima volta da quando sono laureato sono ottimista. Forse serviva proprio che il pendolo andasse a fine corsa perchè si potesse invertire la direzione … come sempre !!!