Sul contratto di franchising odontoiatrico e sue meravigliose sorti e progressive Il contratto di franchising o di affiliazione commerciale è una forma contrattuale che almeno sulla […]
Il contratto di franchising o di affiliazione commerciale è una forma contrattuale che almeno sulla carta appare sicuramente interessante.
E nessuno può dire che non lo possa essere anche nella pratica, almeno in alcuni casi reali.
Tale contratto prevede che una parte (il franchisor) abbia a suo tempo sviluppato il business e un brand e che, una volta portato gli stessi al successo, decida di affiliare altri imprenditori (franchisee) con una forma contrattuale particolare, appunto quella che stiamo discutendo.
Tale forma contrattuale permette agli affiliati di mantenere la proprietà della propria azienda con una serie di restrizioni più o meno ampie, tutte in favore del franchisor; mentre a quest’ultimo viene reso possibile sviluppare il proprio brand e i propri guadagni evitando almeno in parte l’investimento diretto nel corrispondente numero di punti di offerta e/o di vendita.
Sulla carta pare un contratto equo.
Tuttavia, occorre sempre ricordare che:
Il motivo principale per affiliarsi è quello legato al risparmio di tempo insito nello sviluppo del business e nell’acquisizione e sviluppo delle necessarie conoscenze.
Un secondo motivo è quello di partecipare sia pur in parte agli sviluppi futuri in termini di utile e di fatturato che un business già sviluppato e un brand molto forte possono assicurare, in misura ben più significativa di quanto possa accadere facendo da soli. Almeno sono queste le grandi opportunità che ci vengono spesso prospettate.
Tutto molto bello, ma:
Vale anche per gli odontoiatri. Se non hanno già uno studio anche se sanno di odontoiatria non è affatto detto che sappiano anche di business odontoiatrico. A volte ne sanno poco persino quando ce l’hanno.
Quanto al punto 2 invece, la storia cambia e in molti casi si può anche, sia pur indirettamente, capire qualcosa anche in merito al punto 1.
Normalmente il franchisee guadagna non solo in forma diretta (le royalties sul fatturato o sull’utile) ma anche in forma indiretta. Ad esempio, imponendo un determinato ventaglio di fornitori, dai quali si farà rifatturare parte di quanto da voi pagato per approvvigionarvi.
Questo comporta che nel complesso il rigiro di valore al franchisor può essere sensibile, anche superiore al 10-15% del fatturato.
Quindi, molto dipende dallo specifico business.
Nel caso di un settore che assicuri in media margini cospicui non si pongono particolari problemi nel rinunciare ad una parte significativa di quei margini. In fondo chi le percepisce potrebbe esserseli guadagnati e d’altra parte nessuno ti obbliga ad affiliarti con lui.
Ma nei casi in cui a fatica si tira fuori un 20%, come ad esempio vale per l’odontoiatra, direi proprio che la situazione sia ben diversa e che le valutazioni da fare in merito all’opportunità di affiliarsi ad altri vadano effettuate in misura molto più rigorosa e severa.
In ambito odontoiatrico, ad esempio, non è pensabile rinunciare a più della metà del proprio margine (oltre il 10% del fatturato), perché il margine medio è già vicino a quella percentuale e sono davvero pochi quelli che riescono ad avvicinarsi a quello teoricamente ottimale (20% o 25%).
Occorre diffidare se le cose vengono messe sul numero di prime visite o di fatturato, perché anche ammesso che il franchisor sia in grado di aiutarti a massimizzarli, il problema sta nella macchina e cioè se la stessa produce strutturalmente utili o perdite. E se produce perdite, magari a tua insaputa, ogni aumento delle prime visite o del fatturato si traduce in un aumento delle stesse (per tacer d’altro).
Quando si è al limite si rischia molto facilmente di forzare la mano sui costi per tenersi in piedi, il che alla lunga comporta il forte rischio di finire a zampe per aria con troppa facilità. O peggio, come nel caso del franchisee medico, si rischia di trasformarsi in uno schiavo, rinunciando completamente all’utile e persino a parte dei propri comandi professionali pur di restare a galla e centuplicando gli sforzi. Insomma, più o meno la stessa situazione che abbiamo indicato come negativa quando il dentista titolare paga troppo i collaboratori odontoiatri e igienisti, con la non lievi differenze che almeno in quel caso resti padrone a casa tua.
Neanche si può contare troppo sulla possibilità di riuscire facilmente a farsi dichiarare nullo il contratto dal Giudice.
La Giurisprudenza ammette che tra royalties e rifatturazioni sulle forniture il franchisor possa estrarre percentuali considerevoli dei guadagni dell’affiliato.
Non c’è nulla di patologico in questo e nella gran parte dei casi è esattamente quello che accada in ogni forma di franchising e in tutti i settori.
E neanche può essere considerato patologico il fatto che il franchisor guadagni troppo e il franchisee molto poco, perché questa circostanza potrebbe anche essere figlia dell’incapacità relativa di quest’ultimo ed è comunque il franchisor quello che ha creato e sviluppato il business.
Per poter vedersi dichiarato nullo il contratto si deve provare in giudizio la presenza simultanea di tutte e tre le seguenti condizioni:
1. il franchisor si è’ arricchito troppo;
2. il franchisee si è impoverito troppo e non trae guadagni dal contratto;
3. lo stretto nesso causale tra i due eventi precedenti.
Capite bene che non è facile dimostrare una roba del genere e comunque occorre molto tempo e denaro. Molto meglio cercare di capire qualcosa prima di firmare il contratto.
Qualche piccolo consiglio:
6. Attenzione alle trappole della qualità.
Facile che a fronte di piccoli margini legati alla tipologia di business si stressi i costi a discapito della qualità. Il che significa che magari vengono imposti fornitori low cost e low quality. In altri casi le forniture sono buone ma quello che manca sono il know how e i protocolli, la qualità delle risorse umane e dei collaboratori, etc. etc.
Insomma, diciamoci le cose come stanno: è già molto difficile tenere a bada queste determinanti da solo, figuriamoci quando devono trarne da vivere in tanti quando i margini sono fisiologicamente risicati.
7. Attenzione alle illusioni del franchisor medico. Certamente un medico conosce molto meglio di un laico il modello di attività e tendenzialmente è più probabile che lo abbia organizzato meglio. Ma i medici sono essere umani come tutti gli altri e non sta scritto da nessuna parte che siano al riparo dall’azzardo morale. In una rete di franchisee che ho frequentato per qualche tempo, quelli più discutibili quanto a procedure di sicurezza e sanificazione, protocolli e over treatment erano tutti medici e/o odontoiatri (potete incazzarvi quanto volete per questa mia affermazione, risponde alla pura verità ).
Insomma, per quanto mi riguarda posso dire che in odontoiatria un contratto di franchising andrebbe evitato nove volte su dieci. Al di fuori della mia esperienza e delle convinzioni personali, magari otto su dieci.
Ma la sostanza è la stessa.
In ogni caso, qualche elemento di valutazione mi sembrava opportuno fornirvelo e ancora una volta non partendo dall’Accademia ma dalla mia esperienza e conoscenza dirette.
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